Il primo intervento risale al 2018 quando era stato inventariato da Acta Progetti solo virtualmente, vale a dire che era stato schedato, ma non riordinato ed etichettato, perché la situazione interna non lo permetteva. Questo lavoro aveva soprattutto permesso l’individuazione dei soggetti produttori presenti, lavoro essenziale in un archivio, ne erano stati individuati 46 tra aziende e fondi personali, anche se non sono veri archivi. Per alcuni si tratta solo di un’unità archivistica, ma si ritiene che per la storia del tessile chierese della quale la Fondazione è depositaria, sia molto importante anche solo una traccia relativa a una certa azienda.
Non potendo, però, riordinare fisicamente ed etichettare, il lavoro era precario.
La nuova direzione del Museo già nel dicembre 2022 ha voluto procedere con il completamento del lavoro incaricando nuovamente Acta Progetti della revisione dell’intervento condotto nel 2018.
Nuovo censimento: l’archivio è stato inizialmente di nuovo censito (censimento condotto anche presso il Museo dove erano esposti alcuni documenti) con lo scopo di verificare quale fosse l’attuale stato dell’arte: è risultato che mancava parte della documentazione e ne era presente di nuova.
Si è quindi proceduto con la schedatura dei nuovi documenti, l’eliminazione di quelli mancanti e dopo queste operazioni è stata rivista la banca dati.
La maggior parte della documentazione dell’archivio è costituita da campionari (tecnici, commerciali e di tendenza), poche carte amministrative e contabili, poche fotografie, materiale pubblicitario e anche una cospicua collezione di messe in carta, bozzetti e disegni. Pertanto ora l’archivio si compone anche di una sezione grafica creata per ragioni filologiche, ma anche di razionalizzazione fisica (collocazione in apposite cassettiere).
Collocazione adeguata: il lavoro è continuato anche sull’archivio in senso stretto inizialmente con uno spostamento fisico di tutto il materiale in quanto quasi tutti i campionari sono fuori misura, vale a dire che sono molto alti, profondi e spessi (anche cm. 50/60x40x20) e alcuni campioni “sciolti” sono posti in scatole ( di cm.40x30x30), quindi queste unità archivistiche necessitano di una collocazione ad hoc. I locali preposto all’archivio sono due (il locale ufficio e la sala studio) più un armadio nel corridoio antistante ai due locali. Nel locale ufficio sono presenti scaffalature molto alte e profonde per tanto vi sono stati collocati campionari e scatole. Già precedentemente vi erano stati posti campionari grandi, ma in orizzontale 2 o 3 poggiati gli uni sugli altri e dato il peso notevole si danneggiavano, dunque ora sono collocati in verticale. Nell’armadio del corridoio sono state collocate serie di dimensioni ridotte. Nella sala studio sono presenti quattro armadi molto profondi e con qualche ripiano adeguatamente alto, quindi vi sono stati disposti gli altri campionari grandi oltre a unità di dimensioni più ordinarie. Nella stessa sala sono presenti armadi con ripiani regolari e uno dei due (a sinistra entrando) contiene la restante parte di archivio. La parte superiore con i vetri conserva campionari particolari, uno per ripiano, mentre nella parte inferiore sono poste altre scatole di campioni.
Schedatura e riordino: la schedatura delle unità archivistiche ha compreso l’inserimento del titolo, della descrizione, degli estremi cronologici e di eventuali note. Il riordino logico, oltra all’attribuzione dei documenti al proprio soggetto produttore è stato anche per aree geografiche al fine di suddividere meglio i grandi blocchi documentari. Una parte di campionari, come si evince da quanto già scritto, non ha soggetto produttore e quindi è stata inserita solo nelle aree geografiche possibili.
I campionari delle diverse aziende sono tecnici e di produzione, di scampionatura e studio, l’area europea è dedicata ai campionari di tendenza e commerciali anch’essi collocati secondo l’ente produttore.
Redazione topografico, etichettatura, inventariazione: data la complessità delle collocazioni, in allegato all’inventario è stato fornito un topografico in modo da agevolare la ricerca dei documenti. Il lavoro è proseguito con l’etichettatura delle unità archivistiche e anche quelle di conservazione. La sigla è ATC (Archivio Tessile Chieri) seguita dal numero di corda. La redazione dell’inventario, completo di introduzione e indice, ha concluso l’intervento. Sono stati segnalati i campionari che necessitano di restauro.
Sezione grafica: per quanto concerne la sezione grafica, come detto, le unità archivistiche sono collocate in due cassettiere e in un armadio in ferro nella sala studio. Questi fondi sono collegati a quelli presenti nell’altra parte di archivio, anche per queste carte è stato necessario un lungo e complesso lavoro di ricerca e riconduzione ai soggetti produttori perché erano in uno stato di notevole disordine. In questa lavoro di ricognizione è stato fondamentale il supporto della direttrice, la dott.ssa Melanie Zefferino, archivista e grande esperta di tessile. Questo intervento ha anche permesso la ricostituzione di messe in carta nella loro interezza, infatti dopo l’esame visivo (del soggetto, dello stile, del supporto e della tecnica artistica) di frammenti sparsi (precedentemente scambiati per lavori incompleti) e dell’attenta lettura, sul verso, dei nomi dei disegnatori o dei timbri dei tipografi che stampavano i disegni (come “Giuseppe Bessone”, “Giovanni Baglione” e “G.B. De Molinis), sono state inserite nella medesima unità archivistica. Si trattava proprio di “tessere di puzzle” da rimettere insieme per ricomporre l’originale disegno tessile completo.
Lo studio del fondo dei disegnatori torinesi “Serra e Carli” ha, in particolare, fatto emergere nuove unità archivistiche di altri enti produttori, che un tempo erano state erroneamente allocate a quel soggetto produttore.
Lo studio degli spolveri ha, inoltre, fatto comprendere che le belle tavole di motivi colorati a tempera sono “bozzetti” per motivi da replicare su tessuto o carta da parati e si è evinto che la segnatura originale comprendeva la sigla B.
I “disegni”, spesso meno accurati e persino tracciati su carta da lucido (dunque un tempo scambiati per spolveri), sono identificati univocamente all’interno di serie numeriche e derivano dai bozzetti, così come si evince da alcuni “spolveri” che riportano sia il numero del disegno sia il numero del bozzetto, e talvolta anche annotazioni sull’identità del committente o di natura tecnica, ad esempio come eseguire o semplificare il disegno a telaio.
Il riordino di questo fondo caleidoscopico ha comportato dunque la distinzione fra bozzetti, disegni e spolveri, e il ripristino delle rispettive numerazioni originali del soggetto produttore. L’etichettatura comprende il numero della cartella grande come unità che comprende le sotto-unità. La sigla è ATC-SG (Archivio Tessile Chieri – Sezione Grafica) seguita dal numero di corda, per esempio 1.1.1
Questa sezione è stata parzialmente digitalizzata.
Descrizione della documentazione e estremi cronologici
L’archivio comprende:
- Campionari (tecnici, commerciali, di tendenza);
- Materiale grafico (messe in carta, bozzetti, disegni, spolveri);
- Fotografie e materiale pubblicitario;
- Poche carte amministrative e contabili.
Gli estremi cronologici vanno dalla seconda metà del XIX secolo al XXI.
Conclusioni e risultati
Il lavoro ha portato alla creazione di un archivio ordinato e accessibile, completo di etichettatura con sigle identificative (es.: ATC per Archivio Tessile Chieri) e un inventario dettagliato. Le collocazioni fisiche sono state ottimizzate, con un topografico per agevolare la consultazione. Inoltre, sono stati individuati campionari bisognosi di restauro.
Questo intervento mette in sicurezza il patrimonio.
Il lavoro è stato finanziato dalla Regione Piemonte, ma anche dalla Fondazione stessa perché ha richiesto un impegno superiore alle aspettative, ma ha permesso di preservare e valorizzare un patrimonio unico, garantendo la sua fruibilità per studi futuri.